Siamo tutti polvere

Ist. “Suore Francescane Angeline”, Scuola Primaria ~ classe 5ª • insegnante: suor Cristina Chiacchiaretta

 

Odio il modo con cui mostro la mia diversità.

Odio gli sguardi spaventati incappucciati da indifferenza.

Odio il risultato delle mie cinque operazioni plastiche.

Ed eccomi qua con il mio testone, il mio coinquilino della diversità. Tutti mi considerano diverso e cercano di evitarmi, lasciandomi solo. Ultimamente sto aprendo gli occhi del cuore, guardando le cose dal loro punto di vista migliore.

Mi sono fatto anche degli amici: Marco, Roberto e Lodovico. Loro mi valorizzano e trovano i miei lati positivi. Però resto sempre quello che sono. L’amicizia mi sta aiutando e so che crescendo imparerò ad apprezzarmi. L’evento che ha ribaltato la mia vita è successo all’età di cinque anni e adesso ne ho dieci. Sono nato con un testone sproporzionato rispetto al resto del corpo…

La luce di Dio mi abbandonò il 7 maggio, un lunedì. Appena mi svegliai un dolore atroce mi percorse da capo a piedi. La nausea inondava la bocca. Mi alzai per andare in bagno, ma un vortice sembrava risucchiarmi. Le mie gambe erano pezzi di carta. La mamma, che era venuta per svegliarmi mi prese e mi portò all’ospedale. Entrai con il codice rosso e mi spinsero per un corridoio. Le mie lacrime inondavano la barella: la mamma era sparita, stava succedendo tutto velocemente e non sapevo cosa mi stava accadendo. Poi tutto si spense. Caddi nel sonno artificiale.

Vi racconterò il seguito partendo da una lettera che mi spedì la mamma:

Caro tesoro,

come vedi non posso entrare: i pazienti non si possono visitare. Ti sarai sorpreso per quello che è accaduto. Hai avuto una malattia aggressiva: il tumore. I medici ti hanno dovuto distruggere le cellule ammalate e perciò ti hanno addormentato. Ti hanno operato alla faccia per fare in modo che il tuo testone non sia troppo sproporzionato. Ti dico un segreto che è alla base di tutto: tutti sono polvere e polvere ritorneranno.

La tua mamma

Quando lessi la lettera una lacrima mi attraversò il viso. Non so ancora se era di commozione o di paura.

Mi chiamo Alberto e sono una persona diversa dagli altri. Però ho capito una cosa: “Chi ha coraggio edifica il mondo d’oggi!”.

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