a cura di Andrea Mauri
Palazzo da Mosto, Reggio Emilia
14 ottobre 2017 – 14 gennaio 2018
Una grande retrospettiva di Alberto Manfredi (Reggio Emilia, 1930-2001) svela per la prima volta, in 130 dipinti realizzati tra il 1953 e il 2000, la collezione che Giacomo Riva ha creato nel corso della sua vita, in un rapporto diretto con l’artista.
In mostra una selezione accurata delle centinaia di opere che Giacomo Riva ha raccolto con l’esplicito intento di disporre, e di offrire, un quadro completo della produzione dell’artista in tutte le tecniche e modalità espressive (dipinti, acquerelli, disegni, incisioni) da lui praticate. La collezione, costituitasi in un rapporto diretto con Manfredi, nel cui studio Riva si recava periodicamente per scegliere le opere da inserire nella propria raccolta, consta di quasi 200 dipinti ad olio, 300 acquerelli e disegni e oltre 700 incisioni e libri d’artista. Attraverso sezioni tematiche dedicate ai motivi sviluppati dall’artista nel corso dei suoi cinquant’anni di attività – le “odalische”; ritratti e autoritratti; il pittore e la modella; la conquista del paesaggio; le nature morte; gli animali; tra le modelle –, il visitatore compie una sorta di ideale viaggio, cronologico e tematico, all’interno della produzione dell’artista.
Nelle opere di Manfredi, artista che ha sempre coltivato l’ironia e il disincanto, spira un senso di vertigine, soprattutto nelle scene con più personaggi (i grandi dipinti degli ultimi anni, con le modelle, l’artista, talvolta il collezionista) e nei paesaggi, con una sorta di sguardo “grandangolare” che la fotografia ci ha reso familiare. Il peculiare “punto di vista” di Manfredi pare legato a un misterioso centro di gravità che tutto coinvolge e sconvolge, che ridispone i piani nello spazio e “riordina” l’universo circostante.