Alla ricerca delle nuvola del Segantini

a cura di Sonia Etere

 

Stavo leggendo un romanzo senza troppo entusiasmo, non è per me uno di quei libri che mangi con gli occhi e  che non vedi l’ora di seguirne le parole, eppure tra quelle pagine mi ha colpito la descrizione di una ragazza rapita davanti “alla nuvola del Segantini“. Al di là del romanzo in sé, che sto continuando a leggere, questa Nuvola ha colpito la mia curiosità che scatta quando colgo un filo misterioso e affascinante che mi porta a seguirlo, a saperne di più.

Sinceramente non conoscevo il Segantini e ho cercato sue notizie. La sua vita non è stata facile, piena di dolori, abbandoni e cambiamenti, adattamenti per vivere cercando di non sopravvivere e basta. Già questo rendeva fiera questa Figura ai miei occhi, ma della Nuvola, nessuna traccia. Immaginavo un quadro unico con una nuvola, invece quando l’ho trovata ho capito che faceva parte di un quadro dal nome apparentemente inquietante: La Morte. Il quadro faceva parte di un trittico. Il Trittico delle Alpi esposto presso il Museo di Saint Moritz dedicato al Segantini.

Un omaggio all’arte e all’uomo che ha dato tanto a questi luoghi che ha amato e dai quali è stato riamato. Sono stati per il Segantini una sorta di zona di ristoro, di recupero per una vita vissuta con fatica, una vita vissuta da combattente, una vita amata. Per questo è diventato un uomo e un artista di rispetto. Un artista da conoscere con umiltà. La Nuvola sovrasta il quadro La Morte sembra incombere eppure ha un centro di luce intensa, chiara, sa di speranza in un paesaggio invernale coperto di neve, sembra proteggere il dolore, sembra dare movimento e continuità. Come se anche La Morte non fosse un’altra parte della Vita. La Vita è un’altra parte del trittico, un’imponente montagna, una madre con il bambino appoggiata al tronco di un albero dove trova appoggio e riposo. La Natura aspra e meravigliosa unione tra uomini, animali e natura, un’unione di forza, di rispetto e di coraggio. La natura dalla cui terra tutto ha inizio.

Segantini usa la tecnica del Divisionismo: colori puri e piccoli tratti a dare luce, a dare limpidezza.

Il Segantini: una breve vita intensa, una Vita che lo poteva lasciare spoglio di dignità e che invece gli ha dato il coraggio di passare ogni passaggio più difficile, fondersi con la montagna che amava, le genti che rispettava e trasmetterci questo grande immenso amore.

Il godimento della vita sta nel saper amare, nel fondo di ogni opera buona c’è l’amore”  da lettera a Vittore Grubicy de Dragon – 4 gennaio 1890 –  questo è ciò che scrive il Segantini ed io sono grata a quel libro che non tanto mi piace per avermi messa sulle tracce di questo pittore. Penso fermamente che in ogni cosa puoi cercare qualcosa che ti faccia crescere un po’ di più. Umilmente.

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