Ballando con Cecilia

di Pino Roveredo

Cecilia è la luce che mai si spegne, Cecilia è la vita zavorrata che avanza lungo l’asse di un tempo anonimo, Cecilia è il sogno represso ma indomito, Cecilia è l’urlo in un silenzio cattivo e disperato, Cecilia è la memoria di un passato vissuto e calpestato, Cecilia sono passi che pestano, Cecilia è bella!

Pino Roveredo entra in punta di piedi nel padiglione I dell’ex Casa dei Matti. I manicomi non ci sono più o almeno sono stati superati, riformati, smantellati a colpi di leggi. Cos’è accaduto ai vecchi ospiti della Casa dei Matti? Sono tutti li, fermi e immobili, con le loro storie da raccontare a un mondo sordo e distratto; un mondo che corre, spinge e dimentica. Non è facile stabilire un contatto con chi è stato abbandonato. Il narratore ha quasi paura a percorrere gli spazi del padiglione; vive il suo disagio. Ecco apparire Amalia: si presenta attraverso il sogno di essere una principessa d’Oriente. In fondo queste persone hanno solo bisogno di attenzioni e di un piccolo gesto d’affetto di cui il mondo è avaro. Gli ospiti sono diversi. C’è Maria, sempre pronta a cantare, “Santa Olga”, con le sue manie religiose, Mario, capace di trascorrere il suo tempo tra le pieghe di un sonno perenne, Berto, detto “testa di uovo” per il suo essere sempre attento e pronto, e altri ancora. Pur vivendo nella pesantezza dell’abitudine, si respirano le singole diversità dettate da storie ed esperienze diverse.

Come sempre, la scrittura di Roveredo arriva con la sua naturale eleganza. Nel dramma delle storie, si legge la bellezza del sentimento e la dolcezza delle emozioni. Non c’è dubbio che la scrittura, questa scrittura, arriva proprio al cuore del lettore. Non si possono non amare i personaggi raccontati dall’io narrante, forse perché descritti con il garbo e la delicatezza di un grande “operatore di strada” quale è Pino Roveredo.

L’autore si addentra negli aspetti più intimi e profondi dei protagonisti e li pone con descrizioni così autentiche da renderli visibili, toccabili. Poi arriva lei, Cecilia: degna figura di una pregevole narrazione. Cecilia ha più di 90 anni, la maggior parte dei quali trascorsi in manicomio senza sapere bene il perché. È una donna apparentemente difficile; si presenta brusca, bizzarra, sfuggente. L’io narrante in qualche modo si innamora della bellezza di questa donna a lungo vessata dalla sorte. Cecilia viene conquistata dalla naturale bontà del cioccolato, quasi fosse un mezzo attraverso il quale far rinascere una dolcezza dell’anima ormai sepolta sotto la coltre del tempo e degli eventi. Faceva la commessa in una pasticceria; era povera ma felice. Lentamente tira fuori gli occhi dalle palpebre e riscopre la luce di uno sguardo perduto. Cecilia racconta e si racconta: il padre alcolizzato, i sogni di ragazza, l’amore per il ballo… amava ballare! Sono circa 60 anni che legge il mondo attraverso la luce della sua finestra; un mondo piccolo e limitato… quante cose non sa Cecilia! Ed ecco la magia di Pino Roveredo: inizia il ballo attraverso il tempo e la storia. Un ballo ideale, sognato, raccontato; passi di danza addolciti dal sapore di caramelle e cioccolatini. Cecilia non può tornare indietro ma può rivivere il passato e guardare gli eventi accaduti attraverso una danza che la porta a spasso nel tempo. E balla, balla, balla… fino a sfinirsi, per riprendere il giro nei giorni seguenti.

Cecilia è il simbolo di come tante persone, con troppa facilità, siano state consegnate a una degenza che ammetteva solo la pazzia e non il recupero, la comprensione, il dialogo. Il ballo è un dolce viaggio nel tempo alla riscoperta di una storia non vissuta; in fondo sono stati altri a decidere, ingiustamente, quale sarebbe stata la vita di Cecilia.

Come sarebbe stata l’esistenza di queste persone se si fossero fatte scelte diverse? Mi piace restare con questo interrogativo e con la certezza che l’amore e le attenzioni, possono cambiare la vita delle persone dimenticate nella solitudine del loro silenzio; l’insegnamento di Pino Roveredo è proprio questo. Viviamo la vita senza dimenticare di concedere un ballo a chi ne ha bisogno. Un romanzo da leggere sicuramente con il cuore…

Pino Roveredo è nato a Trieste nel 1954 da una famiglia di artigiani: il padre era calzolaio. Dopo alcuni periodi difficili, approda definitivamente alla scrittura. Operatore di strada, scrittore e giornalista, collaboratore del Piccolo di Trieste, fa parte di alcune organizzazioni umanitarie che operano a favore delle categorie disagiate.

Diverse le sue opere: nel 1996 pubblica il suo testo autobiografico Capriole in salita. Nel 2005, vince il Premio Campiello con la raccolta di racconti Mandami a dire (Bompiani). Seguiranno Caracreatura (2007), Attenti alle rose (2009), La melodia del corvo (2010) e Mio padre votava Berlinguer (2012). Ballando con Cecilia, uscito nel 2000, viene pubblicato con Bompiani.

Titolo: Ballando con Cecilia
Autore: Pino Roveredo
Editore: Einaudi
Pubblicazione: 2014
pag.: 143
Costo: € 15,00

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