Borgo sud

Donatella Di Pietrantonio

Non era facile replicare la meritata fortuna editoriale e letteraria de L’Arminuta. L’eredità era pesante: il Premio Campiello, le traduzioni in diverse lingue, il progetto del film. Le attese erano decisamente alte. Con il nuovo romanzo, Borgo Sud, Donatella Di Pietrantonio non si smentisce e non delude. Con audacia (operazione non certo semplice) riparte proprio dal precedente romanzo ed estrae, dalle pieghe della vecchia narrazione, un aspetto che merita un approfondimento, una sorta d’incompiuta che sfocia in un nuovo testo. Ne L’Arminuta l’autrice proponeva, quale elemento portante del romanzo, il tema del doppio abbandono… le due madri, la vita che si trasforma dopo il ritorno. Emergeva, seppur non in modo dominante, il ritrovato rapporto tra la protagonista e la sorella minore Adriana. In Borgo Sud si riparte proprio da qui; da quel rapporto tra due sorelle, ormai donne, così diverse e distanti ma che si appartengono, reciprocamente, in un legame forte, di sangue, che supera ogni ostacolo che la vita presenta.

Donatella Di Pietrantonio mostra coerenza con uno stile unico e accattivante. La sua è una scrittura scarna, autentica, priva di inutili costruzioni che ne altererebbero la bellezza. È diretta, profonda, potente… la frasi arrivano e catturano. In Borgo Sud la protagonista resta anonima: è sempre lei a narrare in prima persona. Ormai vive in Francia, a Grenoble dove insegna in un college universitario. È sola. Si diventa soli anche se si proviene da una famiglia chiassosa e numerosa. Ha ricevuto una telefonata. Deve tornare in Italia, in Abruzzo. È successo qualcosa di terribile a sua sorella che non vede da tempo. È qui che inizia il viaggio nei ricordi, nel tempo di ieri… la festa di laurea di Piero, ex marito, offesa da una pioggia violenta e improvvisa, Adriana che piomba nella loro casa con in braccio il figlio Vincenzo. Porta il nome del fratello morto. Non sapeva di essere zia. Sapeva, però, che sua sorella ubbidiva a uno spirito nomade; spariva per mesi senza lasciare tracce.

La descrizione del rapporto tra le due sorelle assume un ruolo rilevante nel romanzo. L’autrice tocca le corde dell’anima delle due protagoniste. Le mette a nudo, le descrive nelle loro totali diversità. Ci sono gli scontri, le paure, le offese, ma anche gli abbracci, le lacrime, il cuore. Provava disagio a essere sorella di Adriana; quel nome dove “era colato un po’ di mare”. C’era sempre il fortissimo legame di sangue a vincere ogni differenza… inevitabilmente unite.

Adriana era vissuta a Borgo Sud, nel villaggio dei pescatori. Al borgo sono tutti una famiglia. Aveva conosciuto l’amore di Rafael; un sentimento intrepido, a tratti anche violento. Adriana conviveva con i debiti di Rafael, con le difficoltà di tutti i giorni. Aveva i calli per il duro lavoro; a tratti era felice. Si amavano anche attraverso le botte reciproche. Adriana non aveva paura di nulla e nessuno. Il loro era un amarsi appassionato e discontinuo, perdersi più volte per poi ritrovarsi. Adriana usava le mani e le aveva usate anche con la madre, ricevendone una maledizione.

In questo suggestivo viaggio tra i ricordi, il romanzo si fa intenso, denso ed emotivamente ricco. L’autrice tocca le antiche storie, le dipinge con ricche tinte descrittive e le ripercorre con infinita dolcezza, nonostante molti ricordi non siano tra i più felici. Qui entra in gioco anche il grande amore vissuto con Piero. È un rapporto, anch’esso centrale, che affianca quello vissuto con Adriana; sono relazioni diverse che si sfiorano, si toccano, si incrociano in un crescendo narrativo di rara bellezza. Quella con Piero sembrava una storia destinata a un navigare, sicuro, nel tempo. Invece era naufragata nel mare dei silenzi, delle cose non dette e delle bugie.

Quello della protagonista è un ritorno nella solitudine di una camera d’albergo. È un ritrovarsi tra il vissuto e tra le pieghe di un tempo che è andato oltre… forse troppo. Rivive la malattia della madre, un male vissuto nel dignitoso silenzio di una donna di paese che aveva conosciuto, in vita, solo fatica e dolore. Sperava di sentire che le aveva voluto bene, ma era avara di parole e di affetti. Un po’ come sentirsi figlia di nessuna madre. Riemerge anche la doppia vita di Piero. Solo ora si rende conto degli errori commessi nel non voler vedere ciò che era visibile e palpabile. Dopo tanto tempo l’argine eretto da suo marito era ormai abbattuto. Piero forse era il primo a sentirsi sbagliato. In fondo, il rivivere i ricordi, potrà darle la giusta serenità per fare pace con un amaro passato.

La bellezza della scrittura di Donatella Di Pietrantonio sta nel vigore del racconto, nella semplicità della narrazione, nella capacità di dipingere, con le parole, quadri di vita. È una scrittura intima che arriva dentro e scuote l’anima. Leggendola sei tra le pagine del romanzo. Affianchi Adriana, Rafael, Piero e gli altri protagonisti. Ti cali nel vivo delle storie e le senti tue. C’è trasporto, partecipazione, stupore nell’essere coinvolti con energica intensità emotiva. E quando, infine, ne sei fuori non puoi che chiudere, soddisfatto, il romanzo con un pensiero che corre verso nuove narrazioni che saprà proporci una grande scrittrice come Donatella Di Pietrantonio.

Donatella Di Pietrantonio nasce ad Arsita (Teramo) nel 1963. Laureata in Odontoiatria a L’Aquila, oggi vive a Penne, in provincia di Pescara, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Come scrittrice, esordisce nel 2011 con il romanzo Mia madre è un fiume (Elliot, Premio Tropea). Nel 2014 pubblica il suo secondo romanzo, Bella mia (Elliot) con il quale partecipa al Premio Strega. Con L’Arminuta (Einaudi 2017), tradotto in più di 25 paesi, l’autrice ha vinto numerosi premi, tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Borgo Sud è il suo ultimo romanzo con cui è stata finalista al Premio Strega.

Titolo: Borgo sud
Autore: Donatella Di Pietrantonio
Editore: Einaudi
Pubblicazione: 2020
Pag.: 160
Costo: € 18,00

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