Brahms: emozione, riflessione

Ho ascoltato Brahms: Concerto per pianoforte e orchestra n. 2 in si bemolle maggiore, op. 83. L’ho fatto con l’orecchio e il cuore di chi non è un’esperta di musica classica, ma una semplice ascoltatrice che si avvicina ogni volta alla musica classica come una bambina si avvicina a qualcosa di meraviglioso e grande, a qualcosa che conosce come emozionante, commovente, eccitante, senza domande, senza troppe informazioni, così con passo umile e lento. Ho ascoltato più di 50 minuti di vento, di sensazioni, di brividi, di poesia suonata, parole mosse da suoni orchestrati, guidati ed allo stesso tempo liberi. Ho sentito il mio cuore accelerare i battiti, il respiro rallentare, in attesa, ho percepito allontanarsi tutto ciò che avevo intorno e il mio Essere diventare musica e gioco di mani sulla tastiera e gioco tra un solista e un’orchestra senza competizione, senza supremazia, ma con un elegante, morbido, gentile e determinato, passaggio tra solista e orchestra, tra orchestra e solista. Non c’era un protagonista e un accompagnamento. C’erano due protagonisti, c’era intesa, reciprocità, c’era una strada unica percorsa insieme. L’ascolto dell’uno e dell’altro, l’attesa dell’uno e dell’altro. Sono andata a leggermi qualche notizia su ciò che avevo ascoltato.

Questo Concerto è stato eseguito per la prima volta il 9 ottobre del 1881 in Ungheria a Budapest con Brahms al pianoforte e Sàndor Erkel a dirigere l’orchestra ed ebbe un successo immediato. Ho letto che Brahms lo definì “piccolo concerto” mentre lo preparava, divenne poi uno dei più difficili da eseguire.

Brahms viene descritto come una persona schiva, solitaria a volte scorbutica eppure era un romantico e con la musica diceva ciò che con le parole non riusciva a dire. Si circondò di amici cari di cui si fidava. Conobbe Robert Schumann che per lui divenne amico e maestro, non lo abbandonò mai fino alla morte. Faceva parlare la sua musica con ritmi sorprendenti, trascinanti , intensi. Le note si rincorrevano, si arrestavano libere e senza freno all’apparenza senza controllo, vive, intime, uniche.

Brahms era uomo di grande sensibilità ed allo stesso tempo conosceva l’amore per la solitudine, appariva distaccato, ma in fondo, cosa conosciamo delle persone che incontriamo se non una parte piccola rispetto alla grande Essenza di ognuno? Riservatezza, generosità, evitamento, silenzio, attenzione, mille parti di una persona unica, indivisibile, vera.

Ognuno di noi dovrebbe pensare con più attenzione alla propria unicità fatta di tante parti, tante sfaccettature come diamanti che brillano catturando la luce, proprio grazie alle mille diverse sfaccettature, qualcuna più piacevole, qualcuna meno, eppure nessuna giudicabile in un insieme che contiene il tutto, un tutto non facile da conoscere, non facile da capire. Resta l’autentico, il genio, il talento, l’Essere in sé stessi così come si è in base alla propria storia, in base al modo intimo di vedere il mondo ed ogni cosa.

Staccandosi dal giudizio resta l’ascolto, quello puro, viscerale, pulito, depurato.

Lasciare che il silenzio faccia spazio all’ascolto ci rende migliori.

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