E’ sempre domenica

Mariaester Graziano

Mariaester Graziano irrompe con un romanzo ricco e potente dal titolo È sempre domenica. All’autrice appartiene una scrittura decisamente espressiva che riesce a dare voce a tutte le emozioni, raccontate con grande capacità narrativa.

Il protagonista è un uomo ordinario che lotta con sé stesso per ricercare la perduta identità. Si trova a ripercorrere il viaggio della sua vita, nella sua personale storia alquanto dolorosa. Parole, frasi, anche ricercate e ben assemblate, si srotolano con estrema naturalezza per aprire le porte di un mondo che si cela nell’animo dell’uomo. Accende un faro sull’interiorità nascosta e troppo a lungo ignorata. Si ascolta, comprende; finalmente definisce nuovi quadri anche se appariranno scoloriti, tristi, privi di colori, a tratti asfittici.

Il romanzo richiama un grande capolavoro come Il libro dell’inquietudine di Fernando Pessoa; un’opera postuma densa di scrittura fatta di frammenti che raccontano l’anima. Come per Pessoa, il testo di Mariaester Graziano è un libro di confessioni, una sorta di diario esistenziale. È un viaggio nell’oscuro universo del subconscio alla ricerca di quelli che sono stati gli approcci alla vita vissuta.

Il protagonista viene da un paese del sud, da una famiglia allargata ricca di personaggi particolari. È un sopravvissuto al fallimento di un anonimo matrimonio, privo di slanci, in totale assenza di complicità emotiva ed affettiva. Tra tutte le figure narrate emerge quella materna. È una madre forte, autentica; smarrita nelle trame di una malattia che succhia il pensiero, la ragione e gli antichi ricordi. Resta poco di questa donna, destinata a naufragare nei deliri di un ritorno infantile. Il figlio resta inchiodato nella sua eterna domenica… dapprima un giorno atteso, osannato e ora sbagliato, forse odiato.

La vicinanza della malattia materna, una sorta di demenza altalenante, permetterà al protagonista di riscoprirsi sin dai tempi della sua infanzia. Ripensa alle menzogne del “Babbo Natale”, nel voler essere necessariamente ogni anno più buono. Si ritrova nella sua ineducazione alla gioia. Fuggiva dalle feste e da ciò che poteva arrecargli felicità. Era un sentirsi fatto di matita, pronto a farsi cancellare in fretta in un tempo disordinato e ostile.

È brava l’autrice nel proporre una scrittura tagliente, decisa. Entra nel profondo dell’IO del protagonista. È un bisturi affilato che non si ferma e arriva ovunque per asportare ricordi, emozioni, stati d’animo. Non ci sono filtri e tutto emerge in un clima di grande tristezza.

L’uomo si concentra, spesso, sulla storia d’amore ormai finita. Forse non erano mai stati un “Noi”. Capisce che ha affrontato un mondo in perenne accelerazione, con i gesti lenti e pigri dei bambini. Loro vivono nel gioco del “Muoio”, fatto di lutti alternati e divisi; ben lontani dalla menzogna del “Per sempre” degli adulti.

Ritorna ai costanti silenzi di una coppia muta. Esistevano solo gli ostili rumori degli elettrodomestici; una musica stonata che rendeva improponibile qualsiasi forma di dialogo. Il suo era stato un matrimonio naufragato nella reciproca, silenziosa indifferenza.

È talmente concentrato sul suo dolore interiore da sdoppiare sé stesso in una dimensione di vita e di morte. Immagina il cadavere di sé stesso, frutto di un ipotetico suicidio liberatorio. Ciò che manca è il coraggio del grido, della disperazione; una fragilità che rende il gesto eroico, ricco di grande dignità.

Nel romanzo della Graziano sono ricorrenti gli spunti intimisti. È come avere una sensibile telecamera che guarda dentro per poi esprimere il mondo esterno. Nella sua ricca scrittura, l’autrice propone costruzioni lessicali davvero pregevoli in un tessuto narrativo interessante e coinvolgente. Non ci sono mai cali di tono in una lettura che inevitabilmente ti trascina fino all’ultima pagina.

Il protagonista diventa spettatore di sé stesso. Codardamente assisteva alla crisi della sua vita e del suo matrimonio. Nel silenzio consumava l’esistenza disperdendo luce. Si sente ormai spento, un innesto mal riuscito di rose e ortiche. Vorrebbe dimenticare per pareggiare la memoria della madre. Forse si amano più le altezze rispetto agli abissi, ma con il tempo tutto si attenua.

In questo clima di lucidi e, a tratti, tristi ricordi, Mariaester propone una dolce e ricorrente nostalgia. Il suo è un tempo smarrito dove ognuno aveva il suo spazio di vita: i balconi per i dialoghi delle donne, la piazza per i bambini, i gradoni per le nonne, la fontana per gli adolescenti e il bar per i nonni. Crescere era come traslocare da un luogo all’altro.

All’uomo basterebbe una parola, una sola parola dei suoi genitori per riscoprire la bellezza di una comunicazione perduta. Da una parte la madre è ora vittima della sua malattia, dall’altre ripensa al padre suicida, vissuto in vite parallele appartenenti a due donne, dribblando verità con la necessità della menzogna.

Quello di Mariaester Graziano è un romanzo che ti inchioda e ti scuote, positivamente sconvolge. Apre gli spazi verso grandi riflessioni sulla natura delle nostre esistenze. Palesa i tratti dell’animo umano illuminando l’IO interiore di un qualsiasi protagonista. È un libro che consiglio vivamente a chi ama letture non ordinarie e decisamente non scontate. 

Mariaester Graziano è nata a L’Aquila nel 1979. Si è laureata in Scienze dell’educazione e in Scienze Psicologiche applicate. Insegna nella scuola primaria. È vincitrice di numerosi premi letterari riservati a racconti inediti (Premio Cavallari, Premio Caro Diario, Premio Volta la Carta, etc.). Ha pubblicato Camminava sull’acqua, In nome del rosa, La mistica della marmellata, Ex O.P., etc. Ha collaborato per le seguenti pubblicazioni: L’Ammidia, Cronache senza tempo, Una finestra sul cielo. È ideatrice del Progetto 99 e Speaker presso un programma letterario streaming su Radiò.

Titolo: È sempre domenica
Autore: Mariaester Graziano
Editore: Eccetera edizioni
Pubblicazione: 2021
Pag.: 234
Costo: euro 14,00          

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