Fame blu

Viola Di Grado

Viola Di Grado non tradisce mai. Il suo nuovo romanzo, Fame blu, è impregnato di una scrittura potente e vigorosa; una scrittura che si autoalimenta in un percorso narrativo che mostra anime smarrite e disperse. Una giovane italiana, una protagonista solitaria e senza nome, decide di abbandonare Roma per recarsi a Shanghai. La scelta non è casuale. È la città dove Ruben, suo fratello gemello, morto prematuramente, avrebbe aperto un ristorante… un sogno svanito. Lei non sa cucinare. Insegnerà italiano ai cinesi. A scuola incontrerà Xu, una ragazza molto bella e misteriosa.

In qualche modo, la protagonista e Xu scoprono di avere destini simili. Entrambe sono in fuga da antiche paure e sono alla ricerca di nuove dimensioni di vita. Inevitabilmente si avvicinano, si guardano, si toccano, si tengono per mano. Xu appare sicura di sé, tenace; attrae e conquista. La protagonista si lascia andare e abbandona il suo corpo e i suoi sentimenti alla nuova esperienza che si appresta a vivere. Tra le due ragazze c’è una sorta di fame reciproca che spinge verso la ricerca continua di una tormentata presenza.

Fame blu è desiderio feroce che è figlio di assenze, violenze, affetti mancati. Fame blu è disperazione di anime che si cercano fino a “quasi “odiarsi. Fame blu è vita inespressa che riemerge con veemenza; in precedenza sepolta sotto la coltre delle indifferenze.

Xu è, al tempo stesso, fragile e dominante; a tratti appare cattiva e scostante. La sua fragilità, seppur celata, deriva da insicurezze che provengono da molto lontano. La sua infanzia è stata caratterizzata da una madre evanescente e da un padre violento; una famiglia numerosa dove la voleva “maschio”. Fuggendo dalla sua famiglia, reagisce al mondo esponendo una bellezza sfacciata. Xu ostenta, sembra forte e pronta a dominare i destini che incrocia.

La ragazza, a sua volta, continua a soffrire la presenza-assenza del gemello. Era Ruben l’indiscusso protagonista, in famiglia, anche dopo la morte. Ruben è decisamente ingombrante; buon carattere, sempre pronto e disponibile… una sorta di “figlio preferito”. Forse la partenza è stato anche un modo per interrompere antichi legami, inutili e superati confronti.

La protagonista appare smarrita, disorientata in una Shanghai infinita, fantasmagorica, sempre sveglia, assurda, virale, incomprensibile, opulenta, distaccata, eternamente illuminata. Shanghai è la città dei soldi e degli amori veloci, con i palazzi costruiti così alti per non vedere la vita che implora dal basso. Queste e altre le descrizioni che colpiscono e che l’autrice propone in ogni parte del romanzo. Viola Di Grado dipinge con le parole, mostra scene, le modella in modo da farle apparire agli occhi e nella mente di chi legge. Le rende reali. Il lettore viene catapultato in un’indomita Shangai.

Xu ha i capelli color catrame ed è stupenda. Mani sottili, gambe lunari. Un sorriso scuro un po’ storto”.

L’amore che nasce tra le due ragazze è morboso, spinto e ossessivo. È un rapporto sognante, affamato, intenso e vorace. Ci sono i baci forti e profondi… i morsi, il sangue, il dolore. È un amore che si consuma nei luoghi delle assurde e dimenticate periferie. Vecchi mattatoi senza più vita, centri commerciali abbandonati. Qui è tutto lecito, ammesso… anche amarsi con violenza, fino a sfinirsi. Sono ambienti decisamente equivoci e carichi di antiche miserie.

È un’incontrollabile fame blu che lega, nell’odio e nell’amore, le due ragazze. È un’unione dei corpi marchiata con il sangue che fuoriesce dai morsi decisi sui seni, sulle labbra, sulle gambe. Un liquido caldo che unisce oltre ogni limite. È fame di sapere, capire, comprendere. È fame d’amore, di affetti, di carezze. Una fame assoluta, primordiale, oscura, intrisa di timori e paure.

Opportuna, mirata la scelta di dare i titoli ai trenta capitoli con la parti del corpo: Bocca, Brufoli, Capelli, Braccia, Cicatrici, Mani, Muscoli, Pelle, etc. Del resto sono proprio i corpi i veri protagonisti del romanzo, unitamente alle anime che si ritrovano in un’atmosfera del tutto una particolare.

Viola Di Grado ci regala una scrittura ricca ed evocativa, a tratti visionaria. È un romanzo intenso, appassionante, ricco di descrizioni, anche minuziose, e di colori. Un romanzo dove i corpi dei protagonisti contengono anime con tratti anche malsani. Il tutto viene inserito in un contesto narrativo che vede la città di Shanghai indiscussa protagonista con i suoi frastuoni, profumi, luci, colori, ritmi assurdi. Una città dilatata che sfida il tempo e lo spazio, una sorta di immenso centro urbano, come un cervello intossicato dalla mancanza di riposo.  

Viola Di Grado è nata a Catania nel 1987. Il suo primo romanzo, Settanta acrilico trenta lana, pubblicato a 23 anni, ha vinto il premio Campiello Opera Prima, il premio Rapallo Carige Opera Prima ed è stato finalista al premio Strega. Il suo secondo romanzo, Cuore Cavo, è stato finalista all’International DUBLIN Literary Award, ai PEN Translation Awards e agli IPTA Awards. Le sue opere sono tradotte in dodici paesi. Nel 2016 pubblica Bambini di ferro. Nel 2019 ha pubblicato Fuoco al cielo, vincitore del premio Viareggio Selezione della Giuria. Viola si è laureata in lingue orientali a Torino. Ha viaggiato in Cina e Giappone e si è specializzata in filosofia cinese a Londra. Fame blu è il suo nuovo romanzo. I suoi libri sono tradotti in diversi paesi.

Titolo: Fame blu
Autore: Viola Di Grado
Editore: La Nave di Teseo
Pubblicazione: 2022
Pag.: 188
Costo: euro 18,00         

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