Gli ultimi giorni di quiete

Antonio Manzini

La nuova scrittura di Antonio Manzini cattura e prende il lettore. Il tutto avviene in presenza di una narrazione proposta in modo semplice e lineare. Si legge bene il romanzo “Gli ultimi giorni di quiete”; pagina dopo pagina è sempre scorrevole e coinvolgente. L’autore si ispira a una storia vera e, a tratti, il testo assume la veste di un romanzo psicologico. La scrittura non si limita solo a raccontare la storia. Sistematicamente entra nell’anima dei tre protagonisti evidenziandone gli sviluppi emotivi, le sofferenze e le passioni.

In un giorno qualsiasi Nora ritrova un viso noto che non avrebbe più voluto vedere. E’ Paolo Dainese l’uomo che qualche anno prima, durante una rapina, aveva ucciso il suo unico figlio, Corrado. Nora è sposata con Pasquale. I due sono titolari di un’avviata tabaccheria a Pescara; la stessa che prese di mira Paolo Dainese nel giorno della rapina. Nella mente di Nora si affollano pensieri che chiedono giustizia. Prova rabbia, disperazione, disprezzo verso un sistema che non funziona. Può l’assassino di suo figlio essere libero dopo appena cinque anni e mezzo di carcere? E’ una grandissima ingiustizia che grida vendetta.

Corrado è morto da sei anni. Dopo il terribile evento, tra Nora e Pasquale è sceso un voluto-reciproco silenzio dove ognuno, a modo suo, affoga la sua personale angoscia. Nora, in particolare, si sente non capita. Anche le persone a loro care appaiono sempre caute e tranquille; è come se chiedessero scusa, per essere ancora vive. Non spetta a lei consolare gli altri per il suo dolore. Pasquale in apparenza è forte. Si rifugia nel suo lavoro, nella gestione maniacale della tabaccheria. Nel profondo della sua anima, però, vive una profonda sofferenza alimentata da una ferita mai rimarginata.

Antonio Manzini entra con grande naturalezza nelle anime dei suoi protagonisti. Sono incursioni delicate in cui evidenzia gli aspetti emotivi vissuti in seguito alla scarcerazione di Dainese. Da una parte c’è Nora, desiderosa di verità e giustizia; sembra calma e pronta a definire un preciso piano d’azione. Dall’altra c’è Pasquale. Appare razionale e fermo ma sente una grande rabbia che lo spinge verso soluzioni estreme. Ognuno avrà la sua personale percezione del nuovo-rinnovato dolore. Tra loro resta un silenzio assordante che non produce la necessaria condivisione di un dolore comune. In fondo, Corrado era il figlio di entrambi. Eppure il dialogo stenta quando, al contrario, sarebbe l’elemento per unire. Le anime sono distanti, reciprocamente fredde. Sullo sfondo, un consolidato matrimonio che si trascina pigramente almeno dal giorno della morte di Corrado. Tra di loro, il tempo scorreva senza scalfire il dolore.

Le reazioni dei due genitori sono totalmente diverse e si sviluppano in modo autonomo senza che l’uno possa influenzare le decisioni dell’altra. Mentre Nora pensa di inseguire la nuova vita di Paolo Dainese, Pasquale si procura, illegalmente, una pistola per farsi giustizia da solo. E’ un gesto irruento, voluto dall’odio covato. Sa benissimo che non è facile diventare giustiziere di un assassino; in vita sua non ha mai usato un’arma.

Nora ha bisogno di stare sola. Parte senza dire dove è diretta. Il suo scopo è quello di trovare Paolo Dainese per affrontarlo con la forza che una madre può avere dentro mentre insegue verità e giustizia. E’ questo un passaggio fondamentale del romanzo. Gli atteggiamenti di Nora possono sembrare addirittura folli perché cerca, in qualche modo, di entrare in contatto con il destino del carnefice di suo figlio. Vuole affrontare Paolo Dainese e ci riesce. Lo mette in grande difficoltà fino a minare quella vita rispettabile costruita dopo l’uscita dal carcere.

Manzini è molto abile anche nell’analisi dei risvolti emotivi vissuti da Paolo. Inevitabilmente subirà la scomoda e silenziosa presenza di Nora che investirà il suo sereno destino. Non basta chiedere scusa. Non serve dire “Mi dispiace!”. La forza di una madre sarà tale da dichiarare, con coraggio, un’ovattata verità. E’ un urlo silenzioso, esplosivo, dirompente… non importa il prezzo da pagare. Al contrario, Pasquale si renderà conto di non poter vestire i panni dell’assassino. Destini che si sfiorano, si toccano e si incrociano fino a riscrivere un nuovo tempo dove, in qualche modo, il dolore per la morte di Corrado potrà essere più lieve.

“Gli ultimi giorni di quiete” non può che essere apprezzato. E’ un romanzo intenso e profondo, ricco di tanti passaggi emotivi che mostrano l’essenza delle anime dei vari protagonisti. Ad Antonio Manzini non può che riconoscersi l’estro di aver mantenuto, in tutto il testo, una narrazione viva e appassionante.

Antonio Manzini nasce a Roma nel 1964. E’ attore, scrittore, sceneggiatore. Ha pubblicato diversi racconti e romanzi gialli. Tra i suoi primi romanzi segnaliamo Sangue Marcio e La giostra dei criceti. E’ autore dei testi che hanno dato vita alla serie TV Rocco Schiavone: Pista nera, La costola di Adamo, Non è stagione, Era di maggio, Cinque indagini romane per Rocco Schiavone, 7-7-2007, Pulvis et umbra, L’anello mancante, etc. Nel 2016 ha vinto il Premio Chiara. La serie TV su Rocco Schiavone è prodotta dalla RAI; l’interprete è Marco Giallini.

Titolo: Gli ultimi giorni di quiete
Autore: Antonio Manzini
Editore: Sellerio
Pubblicazione: 2020
Pag.: 231
Costo: € 14,00      

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