Il giardino segreto

a cura di Sonia Etere

 

Il Giardino Segreto della scrittrice anglo-americana Frances Hodgson Burnett è un romanzo per ragazzi pubblicato nel 1911. Avevo comprato il libro quando la mia prima figlia andava alle elementari, e l’ho preso tra le mani solo un mese fa. Comprato in un mercatino di libri usati, mi aveva affascinato la scrittura a caratteri grandi tipica dei libri per ragazzi di qualche anno fa, il formato grande, la copertina rigida ricoperta da una pellicola blu; mi faceva immaginare di avere tra le mani un libro che era stato protetto ed amato e donato al mercatino con un fine benefico, proprio perché era un oggetto caro.

Ho cominciato a leggerlo e la storia mi ha subito incuriosita ed attratta, si muoveva con una lentezza e una velocità ben misurate per creare attenzione e serenità allo stesso tempo. A tratti dava gioia andando al di là della tristezza apparente della storia narrata. Dietro ad ogni evento negativo ci può essere una spinta al cambiamento e i bambini sanno di farcela e insieme al dolore, alla perdita, hanno intatta la curiosità, la speranza e il sogno. È questa la loro forza.

Non ho lasciato questo libro neanche se andavo ad un corso o ad un convegno, trovavo un momento per leggerlo, per assaporarlo, per gustarlo piano senza fretta. Mi tuffavo nelle emozioni di questa storia, di queste vite annientate dagli schemi dell’apparenza e del non poter modificare un destino segnato. La voglia di scoperta va oltre la malattia, gli abbandoni, i rifiuti e tutto ciò che sembra immodificabile.

Ogni personaggio sembra essere prigioniero della consuetudine; saranno proprio le figure più libere nelle idee e nelle possibilità a creare ll filo verso una nuova prospettiva, figure apparentemente semplici eppure decise e serene a vedere la prima luce, quella da cui parte ogni cambiamento: la madre dei ragazzi di campagna, il giardiniere, la cameriera giovane ed inesperta, il fratellino che ama la natura e gli animali. Daranno l’avvio alla “prima luce” il resto lo farà la voglia di esplorare, che accomuna i due piccoli protagonisti, malati e pallidi di tristezza, di buio, di schemi che se pur negativi non si possono cambiare. Loro fanno proprio questo: trovano la “cura” nell’amore delle piccole cose, nel cambiare, nel cercare, nel non arrendersi. Ogni cambiamento che mi prepara a nascere porta con sè la paura del nuovo e nello stesso tempo la bellezza della decisione, dell’obiettivo mai perso, creduto possibile con fermezza. È un romanzo che potrebbe essere scritto oggi e scritto non per ragazzi, ma per i grandi.

Credo che la letteratura classica per ragazzi, sia una lettura che può lasciare sconcertanti, dà spunti di riflessione eccellenti ed un modo di vedere la vita che non esclude il dolore, la fatica o la solitudine, ma dà gli strumenti, dentro ogni personaggio, per superare il passaggio che impantana nell’immobilità, affrontarlo e superarlo.

I bambini protagonisti sono all’inizio descritti come malati, brutti, sofferenti, poi diventano belli, forti, coraggiosi, luminosi. Si ha un passaggio lento e costante tra la chiusura, il male, la malattia immobile, verso i colori della gioia, la salute dell’essere insieme e del raggiungimento del riconoscimento di se stessi come esseri nuovi. L’amicizia è una grande alleata, insieme si superano ostacoli e indecisioni. Poi… c’è il grande maestro: Il giardino segreto. È lui che accoglie nuove prospettive, nuovi coraggi e la voglia intensa di scoprire e scoprirsi. Ognuno dovrebbe cercare dentro di sé il proprio “Giardino Segreto”, quella porta lasciata chiusa troppo tempo, quella porta che si apre solo se la cerchi e ti apre prospettive nuove, emozioni nuove e sai che ce la puoi fare, che una volta che ti metti a cercarlo, ce l’hai già fatta.

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