a cura di Sonia Etere
È un buio che vive di bagliori, luci, energia che sembra non avere pace o quiete: guardandolo ne sei attratto, stupito e a volte impaurito. Non è un’immagine convenzionale, nulla in Van Gogh lo è, in lui c’è il nuovo, un modo diverso di rappresentare il mondo: si oltrepassa la rappresentazione attenta della realtà e si esprimono le energie, le forze, le paure, le gioie in un modo così fortemente libero e intenso che la stessa tela che le rappresenta sembra contenerle a fatica. Credo che la bellezza che regalano sia proprio lì: nell’incontrollabile esserci in cui il possibile diventa un imperativo. È nella notte che Van Gogh ricerca l’infinito e le risposte alle sue domande interiori. La notte stellata, sembra adempiere a questo desiderio: una notte rovente di energie e nello stesso tempo l’occhio sa poggiarsi su zone più calme, di ristoro.
Al centro il dipinto mostra una piccola chiesa dall’alto quieto campanile, in primo piano un cipresso, il paese, le case, quasi a sostegno del cielo ricco di stelle che diventano sfere luminose che si muovono per dar vita ad una danza, includendo ogni forma, ogni corsa, ogni pensiero, l’aria ingloba energia, ogni angolo della mente e dello sguardo, innalza le emozioni, le trascina e le fa vibrare.
A Firenze vidi una mostra emozionale di Van Gogh, l’immagine del cielo stellato era accompagnato da una musica che mi prendeva e mi portava in alto ed io non sentivo il mio corpo reagire, sentivo il respiro e la meraviglia e la gioia e quel blu e il giallo dentro ogni cosa dentro ogni cellula, ero nel quadro e nella musica e sentivo anche io quel grido silenzioso, esultante, raro del cadere dentro un’immensità: il tormento e la salvezza, il perdersi e il ritrovarsi.
La Notte Stellata di Van Gogh si trova al Museum of Modern Art di New York.
