L’acqua del lago non e’ mai dolce

Giulia Caminito

Giulia Caminito irrompe, a pieno titolo, nel palcoscenico letterario italiano. Lo fa con il suo romanzo L’acqua del lago non è mai dolce, scelto nella cinquina dei romanzi finalisti sia del Premio Strega che del Premio Campiello 2021. Siamo di fronte a un testo importante, sicuramente una stesura forte e potente. Quella di Giulia Caminito è una scrittura asciutta ed essenziale. Scrive bene l’autrice. Dipinge i suoi protagonisti e li palesa in modo semplice e autentico. Propone una trama intensa, serrata e ben strutturata. Non ci sono spazi vuoti nel romanzo e il lettore non può che percepire una narrazione fluida e coinvolgente, a tratti toccante.

Antonia Colombo è una donna forte, duramente segnata dal destino. Vive con un marito invalido, per un incidente sul lavoro non riconosciuto (lavorava in nero), e con quattro figli: Gaia, Mariano e i gemelli Maicol e Roberto. Vivono nella periferia romana, un luogo per disperati. La loro casa è di venti metri quadrati. Non c’è spazio, non c’è intimità. I gemelli dormono in uno scatolone; per loro non c’è un letto. Antonia sa che può solo lottare, per avere una casa dignitosa e per veder riconosciuti i diritti degli ultimi che spesso vengono ignorati dalle istituzioni. Convive con la loro miseria, con l’inevitabile assenza di ogni agio. Antonia si arrangia come può per poter garantire alla famiglia almeno un pasto al giorno. Per crescere bisogna faticare oltremodo.

Con il tempo riusciranno a trovare una sistemazione in una casa ad Anguillara Sabazia. Inizia qui, per tutti, una nuova vita con, sullo sfondo, un protagonista particolare: il lago. Proprio il lago diventa luogo simbolo, il posto, dove nascono gli amori, dove si scoprono paure e si vivono emozioni. Eternamente presente nella crescita di Gaia, è un po’ il muto osservatore di destini che si rincorrono con grande frenesia. In casa di Antonia ci si trascina sempre con fatica per poter sbarcare il lunario. Non possiedono cellulari, non hanno la televisione o i computer; sembrano radicati in un passato di un mondo cha avanza e corre senza aspettare nessuno. La loro è una vita senza desideri. In questo contesto familiare, Gaia deve pensare solo a studiare e a prendere bei voti; una sorta di rivincita contro un destino certamente non benevolo.

L’autrice dedica ampi spazi alla descrizione delle nuove amicizie di Gaia. È abile nel dipingere ogni particolare dei tratti caratteriali ed emotivi dei vari personaggi. Carlotta, Agata, Orso, Iris, Cristiano e gli altri entrano in una straordinaria narrazione che seduce e cattura il lettore. Certamente la grande bellezza del romanzo sta nella costante contrapposizione tra le vite di Gaia e di sua madre. Vivono nella stessa casa, si incrociano ogni giorno e si sfiorano senza avere quel dialogo che accomuna le anime. Gaia vorrebbe essere amata. L’assenza di affetto la rende irrequieta. Soffre, ha sofferto e conosce il dolore… per le miserie familiari, per l’infermità del padre, per un fratello ingiustamente allontanato da una madre troppo austera, per le cose che non ha e che gli altri hanno.

Antonia è sempre lì. Gaia prova per la madre un sentimento misto di odio e amore. È la madre dei rifiuti, degli stenti, delle privazioni, degli abbracci mai dati, ma è anche la madre della lotta, della sopravvivenza, dei sacrifici per assicurare, ai figli, una vita dignitosa partendo dalle certezze della miseria. Antonia non sa capire i cambiamenti di sua figlia; è immobile con se stessa, “scolpita nel marmo della sua maternità”.

Gaia e Antonia appaiono come due rette parallele che non si toccano. La madre sa solo opporsi, detesta il marito invalido, erige alti muri dall’alto dei quali emana le sue dure sentenze. Cova troppa rabbia per essere come tutte le madri… non bacia, non accarezza, non pettina i capelli, non sorride, non rassicura, non incoraggia. Giudica e mortifica. Dal suo modo di fare, intorno, nascono insicurezze e fallimenti. Antonia è così perché è delusa dalla vita. Si sente tradita; non è quello che sognava e sperava.

Gaia si sente spenta, brutta e priva di qualità. Qualcuno la noterà? In generale sente di vivere un mondo non suo, nutre idee di nullità, percepisce solo il vuoto, come fosse “una definizione mancata”. Farà fatica anche a coltivare le amicizie; non le appartengono, non sa gioire perché sente che un luogo, per lei, non è mai esistito. Percepisce nel profondo del suo essere tante piccole anime: la Gaia ansiosa, quella spavalda, manesca, disperata, violenta. A tratti sembra avere la forza per ritrovare la perduta serenità interiore, ma poi basta un niente per ripiombare nel vuoto di una vita che riconosce solo nel suo inutile scorrere.

Anche lo studio, inseguito e sviscerato, non potrà appagarla. Gaia si laurea ma si sente delusa dalle parole; un tempo pensava che con esse avrebbe cambiato la sua vita… e il mondo. Prima la morte di Carlotta, poi quella di Iris, svilupperanno, in Gaia, una rabbia incontenibile. Scrive una lettera assurda, cerca colpevoli certi ma invisibili. Le resta, nel cuore, un dolore lacerante, compresso, inesploso; resta lì per ricordarle imperdonabili errori.

Giulia Caminito nel suo romanzo racconta la vita vera e la espone in modo sublime e realistico. Ci presenta esistenze che crescono in un mondo difficile e corrotto. La sua è una scrittura che lascia il segno perché tocca le corde dell’anima. Le sue sono pagine che non vorresti mai veder terminare. Una lettura che consiglio vivamente.

Giulia Caminito è nata a Roma nel 1988. È laureata in Filosofia Politica. Ha pubblicato il suo primo romanzo, La Grande A, nel 2016 (Giunti) con cui ha vinto il Premio Bagutta opera prima, il Premio Berto e il Premio Brancati giovani. Nel 2019 ha pubblicato Un giorno verrà (Bompiani), vincitore del Premio Fiesole Under 40. Il nuovo romanzo L’acqua del lago non è mai dolce è stato selezionato nelle cinquine finaliste del Premio Strega e del Premio Campiello 2021.

Titolo: L’acqua del lago non è mai dolce
Autore: Giulia Caminito
Editore: Bompiani
Pubblicazione: 2021
Pag.: 297
Costo: euro 18,00

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