L’animale femmina

di Emanuela Cànepa

Vincitore del Premio Calvino 2017

Emanuela Canepa irrompe in modo deciso e importante nel panorama letterario nazionale. 

L’animale femmina, il suo romanzo d’esordio, vincitore del Premio Calvino 2017, presenta una scrittura elegante e curata. I temi proposti sono profondi e ricchi di contenuti, ben trattati da una “penna” agile e seducente. L’autrice sa farsi apprezzare; arriva all’anima del lettore suscitando un coinvolgimento emotivo che è tipico dei grandi romanzi.

Rosita Mulè è una giovane ragazza che studia medicina a Padova. L’Università vuole essere anche una separazione, una fuga da una madre – vedova – che vive un’esistenza ossessiva edificata su tante caselle da spuntare, una a una affinché regni la perfezione. Lo aveva deciso già a 14 anni e ora la ragazza, finalmente, sa di poter vivere. Per mantenersi, lavora in un supermercato. Il lavoro è impegnativo, i soldi sono pochi, gli studi procedono a stento. La remota idea di poter essere risucchiata nella precedente vita casertana, con sua madre, suscita un coraggio tale da poter affrontare tutti gli inevitabili disagi della sua vita di studentessa-lavoratrice.
Casualmente, Rosita intercetta il destino di un noto avvocato della città: Ludovico Lepore. Ritrova e riconsegna un portafogli rubato a Larisa, la governante dell’avvocato. Da questo nobile gesto, nasce una nuova occasione di lavoro per la ragazza. Potrà lasciare il supermercato e lavorare, come segreteria, proprio nello studio dell’avvocato. Gli orari di lavoro saranno ridotti lasciando ampi spazi per seguire le lezioni e sostenere gli esami.

Emanuela Canepa è un’attenta osservatrice dei suoi personaggi. Non si limita a descrivere fatti e vicende vissute dai protagonisti; va ben oltre, per presentarci tutti gli aspetti umani, emotivi e sentimentali degli stessi.
Rosita, ad esempio, è una ragazza semplice e onesta. Non ha grosse pretese, non si aspetta molto dalla vita. Cerca la serenità. Subisce un’improbabile relazione con Maurizio, un uomo sposato che mostrerà, in un’indegna uscita di scena, tutta la sua viltà. Con il passare del tempo, subirà, negativamente, anche la presenza del suo datore di lavoro. Ludovico Lepore ha la forza di tendere delle trappole a Rosita. Sono trappole nascoste tra le pieghe di imposte conversazioni, cui Rosita non oppone la forza di un rifiuto, in cui emerge tutta la misoginia dell’uomo. L’avvocato odia le donne che professionalmente difende nel tentativo, a suo dire, di vendicarsi di uomini rei di imperdonabili abbandoni. La freddezza del nuovo ambiente di lavoro è accentuata dalla presenza di Renata Callegari; anche lei avvocato… lucida, dura, distaccata e indifferente ai più semplici e nobili sentimenti umani.

Nel corso del romanzo, non si può non essere coinvolti dai “rimandi” al passato (siamo alla fine degli anni ’60) in cui l’autrice, abbandonando la narrazione in prima persona, diventa un’acuta spettatrice “esterna” di una storia d’amicizia tra Ludovico e Guido, all’epoca studenti. La loro era un’amicizia totale, assoluta, vissuta ai limiti di un comportamento reciprocamente morboso. Erano loro e basta: a scuola, nel tempo libero, negli studi… ovunque. Saranno i frutti di questa esperienza vissuta ad aver creato il carattere austero, cinico, ai limiti di una soffice cattiveria, di Ludovico Lepore? Gradualmente, Emanuela Canepa scoprirà queste carte… un gioco delicato e raffinato di descrizioni, di racconti, di emozioni e sentimenti vissuti. La sua scrittura intensa e potente colorerà gli animi, mostrerà le miserie umane, griderà sui cattivi silenzi e sulle paure che hanno prima unito e poi, inevitabilmente, separato. Forse l’amicizia tra Guido e Ludovico, troppo spesso vissuta sugli slanci di una silenziosa e scontata complicità, aveva bisogno di parole da urlare alle ali della paura che, volando ormai su un palpabile buio, decretavano la separazione dei destini.
In fondo Ludovico Lepore è un uomo solo; un uomo di oltre 70 anni che si alimenta masticando l’amaro cibo di antichi rancori. L’amore con Guido, dopo essere esploso, era stato tradito con il sopraggiungere di nuovi eventi. La forza per proteggere quell’amore potente, frutto di un’eterna amicizia, era venuta meno e tutto si era dissolto. C’è quasi un cinico godimento nel nascondere il suo fallimento umano dietro un’apparente fermezza che straripa in atteggiamenti e modi di fare educatamente cattivi e spietati. Ludovico colpisce senza aggredire. Le sue parole non urlate fanno male in modo cortese. Rosita è il suo “animale femmina”, troppo spesso coinvolta in colloqui sterili ai limiti della sopportazione. E Rosita non può sottrarsi uscendone moralmente distrutta. Invano prova a ribattere… ha troppo bisogno del suo lavoro. Gli atteggiamenti di Lepore appaiono anche infantili e non coerenti con i suoi contorti pensieri. Anche lui assaporerà il gusto penoso della vendetta (ciò che contestava nelle sue clienti); un capriccio al limite del ridicolo che aspira a quella che potrebbe essere una vittoria da decretare su miserie umane ormai aggredite dagli anni, dalla salute e dall’abbandono. E Rosita costretta, quasi ricattata, a vivere un’indegna esperienza, troverà nei suoi presunti limiti caratteriali la vera forza per superare il destino ed essere finalmente se stessa.

Un libro decisamente bello, ricco di spunti interessanti e di grande attualità. Una scrittura che riesce a scandagliare gli animi dei protagonisti fin nel profondo delle più intime sensazioni. Un testo impreziosito da una storia coinvolgente rappresentata con l’accuratezza di una penna sublime.


Emanuela Cànepa è nata a Roma dove ha vissuto fino a trent’anni. Si è laureata in Storia Medievale con una tesi sul Francescanesimo Femminile. Si è poi specializzata in Paleografia e Diplomatica. Dal 2000 vive a Padova, dove lavora per il Sistema Bibliotecario dell’Università. Si occupa in particolare di ricerca bibliografica per l’assessment psicologico. Nel 2012 si è laureata in Psicologia. Nel 2014 ha frequentato a Rovigo il Master in Tecniche Narrative della Scuola Palomar diretta da Mattia Signorini.

Ha pubblicato due racconti nelle miscellanea cartacee Pink Ink, Zona, 2003, e Incipit d’Autore, Perdisa, 2011. Un terzo racconto è stato selezionato dal blog Vibrisse di Giulio Mozzi per il concorso Lettere delle Eroine nel 2016. 

Titolo: L’animale femmina
Autrice: Emanuela Cànepa
Editore: Einaudi – Stile Libero
Pubblicazione: 2018
pag.: 272
Costo: € 17,50

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