a cura di Sonia Etere
Le pievi sono chiese con una particolare struttura, edificate tra il XI e XII secolo lungo importanti strade di comunicazione; sono le chiese del popolo e della gente dei campi; non sono state costruite da architetti famosi ma da operai esperti. Sorgono lontano dalle città, posti di ristoro che accolgono nell’umiltà e nel silenzio del non giudizio: è questo un fascino delicato che ti avvolge e ti fa sentire bene, di quel benessere che nasce dalle cose senza pretese eppur profondamente preziose per chi le incontra. Sono semplici, essenziali, nulla arriva a turbare l’occhio che guarda, il cuore che ascolta. Sono decorate da capitelli diversi tra loro. Le pievi sono poco illuminate, il sole entra sottile dalle strette monofore o bifore. La loro essenzialità e la loro oscurità apparente donano il tempo della riflessione e del bello visto e pensato.
Il Casentino è in Toscana, viverci per qualche giorno basta affinché ti rubi il cuore, e ti insegni nuove possibilità e prospettive: foreste dense di verde, ruscelli che cantano una musica fresca e dolce, il passo si rallenta, la mente pensa piano parole nuove e nuovi sorrisi, lo sguardo si stupisce e riposa.
Tra tutte le pievi ho amato quella di Romena: la più bella, la più viva, diventata Monumento Nazionale in Casentino. Dal 1991 questa Pieve è sede della Fraternità di Romena ideata e fondata da don Luigi Verdi conosciuto da tutti come Gigi che ne ha fatto un porto di terra, un luogo d’incontro e d’amicizia. Ci sono stata in questi posti per tre anni di seguito, tanti anni fa. Una volta che vai non li dimentichi mai. Non dimentichi quell’aria pulita, quei campi distesi e placidi, i girasoli che buttano manciate di sole, lì dove crescono immensi. All’ingresso della Pieve di Romena c’è scritto:”Vieni, chiunque tu sia”.
