L’eta’ fragile

Donatella Di Pietrantonio

È sempre un piacere immergersi nella scrittura di Donatella Di Pietrantonio. Ancora una volta l’autrice non tradisce le attese. Un nuovo romanzo, una nuova storia, nella ricorrente potenza e forza della sua narrazione. “L’età fragile” è il tempo che torna indietro, è la storia che si ripete, è il ricordo nascosto e mai dimenticato.

Amanda è tornata”. Sembrava volesse conquistare il mondo con un viaggio di sola andata. Dopo aver abbandonato Milano è di nuovo a casa con sua madre, Lucia. È passato un anno e mezzo. Amanda e Lucia riscoprono una convivenza dimenticata e dominata dai silenzi. Si fa fatica a dialogare, a capire quei perché che la ragazza nasconde nella sua intimità.

Non ha portato nemmeno i libri dell’università. Lucia è spiazzata, confusa; non riesce a capire il dramma che sta vivendo quell’unica figlia. Cerca di entrare nelle dinamiche emotive di Amanda ma si scontra contro il muro che ha eretto; è costretta a “restituire silenzio al silenzio”.

Donatella Di Pietrantonio propone una scrittura decisa, essenziale e profonda. Il romanzo è dinamico, vivo e si muove su più livelli temporali. È diretta, arriva al lettore in quello che è un costante e delicato coinvolgimento emotivo per le storie narrate. L’autrice entra nell’animo dei protagonisti proponendone i risvolti umani, i sentimenti, le sofferenze, in un tempo dilatato che va dall’adolescenza all’età adulta della maturità. E sarà proprio Lucia ad essere collocata al centro del romanzo attraverso una narrazione in prima persona.

A un certo punto la vita accelera”… e tutto cambia. Un tempo c’era un campeggio dove la giovane Lucia e l’inseparabile Doralice trascorrevano il loro tempo migliore. Il bosco, la montagna, i sentieri… il Dente del Lupo, era questo il suo nome. Poi accade qualcosa di impensabile, inaspettato; un’orrenda vicenda che aveva riguardato due turiste… erano sorelle. In seguito il nulla, l’abbandono, il silenzio negli anni a venire.

L’autrice fa riferimento ad un’atroce storia di sangue e violenza realmente accaduta sui monti abruzzesi nell’estate del 1997 per mano di un pastore macedone. Nel romanzo sarà proprio Doralice, la migliore amica di Lucia, salvandosi miracolosamente, a portarsi addosso i segni della terribile violenza. Per Tania e Virginia, purtroppo, non ci sarà scampo.

Nel contesto della narrazione, il fatto di cronaca sarà l’elemento scatenante per dettare nuove situazioni e cambiamenti che investiranno i destini dei protagonisti. Intorno si muovono tre generazioni a confronto, ognuna con la sua fragilità che si estende lungo i diversi piani temporali raccontati dall’autrice. Della prima generazione resta Nunziatina, la Sceriffa, madre di Doralice. È una donna forte, decisa, con la saggezza tipica di chi appartiene alla montagna. È dura ma a modo suo sa parlare al cuore.

Lucia è sola e si barcamena tra l’anziano padre, atavicamente legato alla sua terra, e Amanda; una figlia decisamente ostinata sulle sue posizioni. Ognuno è portatore delle sue personali fragilità che appaiono come vere e proprie ferite che il tempo non ha mai rimarginato. Lucia, in particolare, si sente in colpa nei confronti di Doralice e delle due ragazze uccise. Avrebbe potuto evitare il giorno della tragedia? Ha sensi di colpa anche nei confronti di Amanda. Perché non si precipitò a Milano quando sua figlia, forse mentendo sui postumi di un’aggressione subita, aveva bisogno della presenza della madre? Inganna sé stessa al pensiero che, a un certo punto, il destino di ogni madre sta nel non poter più proteggere i figli. Sente di aver fallito anche nell’ormai spenta relazione con Dario. Si sono allontanati in silenzio, senza sussulti, ne grida… un perdersi senza passione e senza sangue.

Alla fine restano gli ideali che riemergono nonostante gli scontri ed i silenzi. Forse si possono compiere nuovi passi per superare e sbugiardare le antiche e moderne debolezze. Donatella Di Pietrantonio propone un romanzo sicuramente diverso dai precedenti. Per i contenuti, siamo al cospetto di una scrittura più potente. È un testo che dà i brividi ed è di grande attualità. Sicuramente fa riflettere sulla condizione della donna. È dedicato anche alle sopravvissute alla vita, a tutte le donne che hanno la forza di andare oltre.

Sullo sfondo resta la bellezza di una prosa che appartiene ad una delle più grandi scrittrici del nostro tempo. Come dice la stessa autrice, con la sua scrittura torna all’essenza attraverso una narrazione asciutta, con frasi brevi, semplici e con un ritmo incalzante. Lei stessa la chiama “scrittura in sottrazione”. È in tutti questi aspetti che vive il fascino straordinario dei suoi romanzi

Donatella Di Pietrantonio nasce ad Arsita (Teramo). Laureata in Odontoiatria a L’Aquila, oggi vive a Penne, in provincia di Pescara, dove esercita la professione di dentista pediatrico. Come scrittrice, esordisce nel 2011 con il romanzo “Mia madre è un fiume” (Elliot, Premio Tropea). Nel 2014 pubblica il suo secondo romanzo, “Bella mia” (Elliot) con il quale partecipa al Premio Strega. Con “L’Arminuta” (Einaudi 2017), tradotto in più di 30 paesi, ha vinto numerosi premi tra cui il Premio Campiello, il Premio Napoli e il Premio Alassio. Con “Borgo Sud”, pubblicato nel 2020, è stata finalista al Premio Strega. Per la sceneggiatura del film “L’Arminuta” di Giuseppe Bonito ha vinto il David di Donatello insieme a Monica Zapelli.

Titolo: L’età fragile
Autore: Donatella Di Pietrantonio
Editore: Einaudi
Pubblicazione: 2023
Pag.: 176
Costo: euro 18,00      

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