Lezioni di volo e di atterraggio

Roberto Vecchioni

In premessa voglio attribuirmi un tono confidenziale. Viene naturale dopo una bella lettura. Caro Roberto, forse ne avevamo proprio bisogno in questo tempo incerto, complesso e difficile. Ebbene sì… abbiamo un disperato bisogno di bellezza, verità, poesia. Quando occorre, ci sei. Ci sei di nuovo, Prof., con le tue “Lezioni di volo e di atterraggio”… quelle lezioni che tutti avremmo voluto ascoltare, a scuola e nella vita. Coerente con un principio ricorrente, continui a credere nei giovani come esseri potenti, pensanti, esplosivi. Materia viva da accendere, da avviare verso un ampio percorso emotivo.

Mi sono addentrato in questa nuova straordinaria lettura. Ho vissuto con trasporto la narrazione delle Giornate di follia, dove si insegnava senza impartire lezioni. Ciò che conta è insegnare a ragionare, capire, vivere. Siamo vivi quando siamo esseri pensanti. E il Prof., con i suoi studenti, aveva terreno fertile. Prendere i concetti per capovolgerli. Ribaltare, sconvolgere idee e nozioni. Analizzare e trasformare pensieri, sminuzzare ipotesi per arrivare al contrario, all’essenza; anche apparenti assurde provocazioni per cogliere le verità.

Sono giornate in cui si aggirava l’ovvio senza ripetere il risaputo; volare alto, aggrovigliarsi in nuvole e mondi, ma ritrovare sempre l’atterraggio. Insomma… capire, come persone coraggiose, che osano, che vogliono vedere, toccare, entrare nei significati della vita. Alla fine si atterrava sempre. Certamente Roberto Vecchioni rifugge da uomini passivi che subiscono in silenzio. Il ruolo fondamentale in tutto ciò? Sicuramente le parole, la poesia, la cultura… cultura intesa non come “sapere le cose” ma come “saperle cercare” con desiderio; sempre, all’infinito. E le parole… nascenti dai suoni e dai rumori primordiali, dalle radici, dai suffissi; come una sorta di fuochi d’artificio. Parole che hanno vita se c’è l’uomo. Fuori dal contesto umano, sono come farfalle senza ali, come foglie morte.

Il Prof. è un grande trascinatore. Nelle sue giornate di follia smontava e rimontava i fatti, la storia. Con i suoi studenti diventa una cosa sola. Loro sanno di non sapere. Diventano esploratori, talpe, speleologi. Scavano varchi e cunicoli per arrivare alla luce, per andare oltre. Navigano in un mare che, menti piccole, percepiscono come una pozzanghera. In queste lezioni, magari tenute in un parco, a cielo aperto, i ragazzi sono sognatori, fantasiosi visionari; fuggono da chi resta immobile e aderente al certo. Sono sfide, confronti, ricerche; porte che si aprono su altre porte, nuove strade. Sono finte finzioni che portano a nuove verità; libertà, liberi pensieri, assenza di vincoli. Si parla di verità, del mito classico e moderno, dei topoi come situazioni, segnali, spunti che palesano il mito, il soprannaturale, l’eterno.

Insegnare non è solo parlare di grandi realtà; esse stanno nel corso visibile del fiume della vita. L’importate è scoprire le infinite altre cose presenti e non visibili: sassi, detriti, rifiuti, pesci. L’uomo è tutto in queste cose e dal particolare si spiega la dimensione più ampia. Il Prof. invita a nuotare, senza paura, in questo grande fiume alla ricerca di argini importanti come l’arte, la musica, la poesia. E così insegna la vita. La bellezza dell’uomo sta nella sua voglia di conoscenza, nella sua capacità di inventare e reinventarsi. Magari si può arrivare anche a reinventare il Vangelo?

Ci sono pagine sublimi dedicate al mito di Socrate. Egli non fugge davanti alla morte; non smarrisce la sua stella polare, la guida: la ragione. Morirà per essa. Diversamente, avrebbe salva la vita ma non sarebbe più credibile. L’immortalità dell’anima è come un qualcosa che va ben oltre la materialità del corpo. È Platone a renderla, in un dialogo inventato e mai avvenuto; si mette da parte e fa narrare la sua grande immaginazione per dare immortalità all’anima di Socrate.

Ricordi di straordinaria bellezza sono dedicati ad Alda Merini; una donna che viveva nell’immediatezza, senza filtri. Misurava i rapporti con l’empatia, con una sorta di ordine emozionale. Il Prof. parla di una donna “invasa dalla poesia”; parole che spesso uscivano con il bisogno dell’urgenza. Dettava senza scrivere, per non perdere il momento poetico. La considera coma il punto di arrivo di un filo che attraversa tutta la poesia femminile. È profumo, è pura bellezza che resta al di sopra di un mare di mediocrità.

C’è un’altra giornata di follia, una lezione sognata, dedicata alla condizione dell’uomo e al suo essere doppio. L’uno che sfida l’altro, come gli ufficiali napoleonici D’Hubert e Feraud. Si odiano, si sfidano ma è come se fossero la stessa persona. Sta nell’animo umano, vivere nella divisione di se stesso… spirito e materia, Sparta e Atene, bene e male. Come una maledizione, come un trauma mai rimarginato.

Vecchioni incanta nella lezione in cui approccia l’Odissea con rinnovata fantasia. La chiama “Odissea nelle spezie”. Immagina un Ulisse giovane in grado di vivere, contemporaneamente, presente e futuro in una sorta di cosciente delirio. È come se il suo daimon, il suo io interiore, si sia diviso in due direzioni apparentemente vere. Troia non c’è ancora stata, ma è in grado di conoscere, di “ricordare” il futuro. È come aprire una porta per dare una realistica sbirciata. La sua coscienza vive una condizione senza tempo. Il tempo vale per la materia ma non per lo spirito; due dimensioni che vanno in direzioni diverse senza incontrarsi.

Non potevano non esserci pagine incantevoli dedicate a Fabrizio De Andrè. Una giornata di follia vissuta in un cimitero monumentale. In quegli anni non era facile presentare, all’esame finale, un cantautore come un poeta. Occorreva capovolgere la tesi per arrivare alle fonti e ispirazioni letterarie nell’opera di De Andrè. Vecchioni ci delizia con diversi riferimenti che partono dalla poesia Provenzale (e non solo). “La canzone di Marinella”, ad esempio, viene considerata come un capolavoro a duplice lettura. C’è un’alba (lirica provenzale degli amanti) che canta l’amore di una sola notte che, purtroppo, finisce. Una favola dal triste finale, quasi leopardiano.

Nelle sue preziose lezioni, Vecchioni, come è solito fare, mette l’uomo al centro della sua scrittura. Del resto, ama da sempre la vita e la vive con slancio e ottimismo. Investe nei ragazzi, quale forza pulsante del mondo. Divulga, insegna la bellezza contenuta nelle parole e nella poesia. E la poesia non sarà mai una sintesi, una formula chimica. La poesia è potenza, è deflagrazione sparpagliata nell’universo.

Non posso che sentirmi arricchito dopo aver letto e vissuto le lezioni del Prof. In questo libro non si resta sospesi. Per chi entra con il rispetto che queste pagine meritano, c’è sempre un atterraggio… un punto di arrivo dopo uno splendido volo. Ho un rimpianto, però, che è figlio di una carenza… avrei vissuto con immenso piacere quelle splendide giornate di follia. La fortuna è che possiamo farlo attraverso le pagine del nuovo intenso lavoro di Roberto Vecchioni.

 

Roberto Vecchioni è nato il 25/6/1943 ed è sposato con la scrittrice Daria Colombo. Ha 4 figli (di cui una dalla prima moglie Irene) e vive a Milano. Roberto è uno dei padri storici della canzone d’autore in Italia. Ha inciso molti dischi, l’ultimo dei quali è L’infinitonon dodici canzoni, ma una sola lunghissima canzone divisa in dodici momenti”. Nel 2011 ha vinto il Festival di Sanremo con la canzone Chiamami ancora amore. Per Einaudi ha pubblicato diversi libri: Viaggi del tempo immobile, Le parole non le portano le cicogne, Parole e canzoni, Diario di un gatto con gli stivali, Il libraio di Selinunte, Scacco a Dio, Il mercante di luce, La vita che si ama.  Sia in ambito letterario sia in quello musicale, ha conseguito importanti premi e riconoscimenti. La sua ultima fatica letteraria è Lezioni di volo e di atterraggio.       

Titolo: Lezioni di volo e di atterraggio
Autore: Roberto Vecchioni
Editore: Einaudi
Costo: € 17,00

invia il tuo messaggio

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.

Small C Popup.png

Iscriviti alla nostra newsletter