Severina

Ignazio Silone

Severina è l’ultimo romanzo di Ignazio Silone (pseudonimo di Secondino Tranquilli). Nel 1978, anno della morte di Silone, il romanzo è abbozzato, incompiuto, tracciato ma non ancora pronto. È uno scritto da definire e sistemare anche se presenta elevati contenuti umani, morali e politici. L’opera viene resa nella sua stesura definitiva dalla moglie di Silone. Fu la stessa Darina Laracy a curarne le sistemazioni e l’ultimazione. Si servirà di appunti, scritti e annotazioni dello scrittore. Sono pezzi di trama, idee, passaggi utili per il lavoro finale di chiusura. Nel 1981 viene pubblicato postumo.

L’impianto della storia era netto e già ben definito; un’ossatura forte e precisa. Ne scaturiscono messaggi potenti e importanti. È così che ci arriva un profondo testamento morale. È così che si congeda uno dei più grandi scrittori della nostra storia recente.

Con “Severina” Ignazio Silone ci dona una storia così influente e moderna da essere proponibile anche ai nostri giorni; una narrazione decisamente attuale da sbugiardare il tempo e le tante generazioni transitate negli ultimi 40-50 anni. È così che vive l’eterna modernità del suo messaggio.

In tenera età Severina è orfana di madre. Farà il suo percorso di studi per poi entrare nel convento San Camillo De Lellis a Civitella, dove suor Gemma avrà modo di sfogare su di lei il suo buon istinto materno. Suor Severina è un’insegnante di latino e letteratura italiana. Casualmente è testimone di una violenta vicenda in cui un giovane viene massacrato da poliziotti inferociti. La sua deposizione potrebbe creare dei problemi e così si cercherà di manipolarla attraverso una sorta di imposizione da parte della madre superiora. A suor Severina viene fatto pesare il fatto che una testimonianza non conforme alle attese potrebbe compromettere il futuro della loro scuola paritaria.

La protagonista si ribella perché ama la verità. La sua verità è in netto contrasto con la comoda versione che la polizia vorrebbe imporre. Nel romanzo l’autore delinea molto bene la figura della protagonista e quella del padre spirituale Don Gabriele. Sono due destini che si avvicinano. In entrambi sono presenti pensieri di ribellione dettati da una “Verità” da ricercare ad ogni costo. In entrambi vacilla quella fede che poteva sembrare, erroneamente, appagante.

Intuiscono che sforzarsi per qualcosa, come la Chiesa, potrebbe essere contro la verità. Sanno che non è facile scoprire Dio, ma se Dio esiste, in qualche modo potrebbe farsi trovare. Nel romanzo i colloqui, le confidenze tra suor Severina e don Gabriele sono di straordinaria bellezza umana e fortemente attuali. Sono dialoghi intensi, profondi; attengono alla fede, alla coscienza e alla verità.

Non può esistere il peccato se si segue la propria coscienza. In particolare, suor Severina non riconosce alla Chiesa il diritto di dominare la sua ragione senza la quale si sentirebbe smarrita, persa. Addirittura affermerà che non è banale dire che anche Cristo, a suo modo, fu un rivoluzionario. Nei vari colloqui Silone trasporta tutto il suo sentimento laico di “Cristiano senza Chiesa”. La speranza diviene la virtù più difficile; l’estrema difesa cristiana in un mondo che ha smarrito la fede. Speranza intesa come virtù di resistenza.

Dopo la testimonianza-verità, difforme dai voleri della madre superiora, suor Severina lascia il convento per tornare nel suo paese natio, Castelvecchio. Non è stata bene negli ultimi mesi e ha bisogno di riposo e tranquillità. È sicura di voler lasciare il convento laddove volevano imporre la menzogna a dispetto della verità.

L’importanza umana, sociale e politica del romanzo sta anche nel titolo: “Severina” e non “Suor Severina”. Un titolo decisamente laico. La protagonista in qualche modo si allontana dalla fede. Delusa, smarrisce l’ormai traballante vocazione. È aperta al sociale, ai poveri, agli ultimi. Capisce e comprende i drammi dei contadini, dei disoccupati, dei lavoratori senza lavoro. Lei stessa è in cerca di lavoro. Vorrebbe continuare ad insegnare ma le porte sono chiuse proprio a causa del suo onesto coraggio.

Torna a L’Aquila dove aveva studiato ai tempi del liceo. Si sente un po’ un’insegnate senza scuola. Si sente rifiutata, perseguitata per aver detto la verità contro il volere dei potenti. A volte si percepisce inadeguata. Avrebbe mai potuto aiutare i poveri senza essere mai stata povera? Avrebbe mai capito la condizione operaia? Sapeva per certo che tutta la sua esistenza, dopo gli errori commessi (vocazione), si sarebbe basata sulla speranza.

A L’Aquila, durante una manifestazione, è vittima di un incidente. Nonostante il dramma e la sofferenza, Severina, seppur affaticata, ha pensieri per gli altri. In lei albergano altruismo, generosità, amore per il prossimo. Sono sentimenti così profondi da svergognare anche la morte. Severina non credeva ma sperava nel bene e nella libertà.

Seppur incompleto, il romanzo è curato e gestito nel pieno rispetto dello stile e del pensiero siloniano. Non potrebbe essere diversamente visto che tale lavoro di rifinitura è stato compiuto dalla moglie dello scrittore. Ciò che contano, e nel romanzo si percepiscono a chiare lettere, sono gli importanti insegnamenti in esso contenuti; in primis l’impegno sociale per il riconoscimento dei diritti umani.

Severina è una suora moderna, rivoluzionaria, con pensieri innovativi. Per questo entra in crisi con la sua vocazione. È una sorta Cristo ritrovato. E così viene catapultata e coinvolta nei problemi e nei drammi di un’acerba nazione: disoccupazione, contestazioni, manifestazioni, violenza. E da tutto ciò non può che scaturire quell’eterna maturità che appartiene al ben definito e lucido messaggio siloniano. Con Severina, narrando la vicenda di una gracile e giovane suora, Ignazio Silone insegna e divulga la storia… quella autentica.

Ignazio Silone, pseudonimo di Secondino Tranquilli (Pescina, AQ, 1900 – Ginevra 1978) è una figura poliedrica: scrittore, giornalista, saggista, politico, drammaturgo. È considerato uno degli intellettuali italiani più letti al mondo. È autore di “Fontamara”, il suo romanzo più celebre (tradotto in molte lingue) in cui denuncia condizioni di povertà e ingiustizia di alcune classi sociali del suo territorio. È stato esule antifascista all’estero. Ha partecipato attivamente a molte fasi delle vicende politiche vissute dal nostro paese. È tra i fondatori del Partito Comunista d’Italia anche se, in seguito, ne uscirà per avvicinarsi ad altre posizioni. Nel 1968 vince il Premio Campiello e il Super Campiello con “L’avventura di un povero cristiano”. È vincitore di numerosi premi ed è stato più volte candidato al premio Nobel per la Letteratura. Tra i suoi scritti, oltre a “Fontamara”, ricordiamo “Una manciata di more”, “Il segreto di Luca”, “La volpe e le camelie”, “Uscita di sicurezza”, “L’avventura di un povero cristiano”, “Severina”, etc.  

Titolo: Severina
Autore: Ignazio Silone
Editore: Mondadori
Pubblicazione: 1981
Pag.: 176
Costo: euro 14,00      

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