Tre ciotole

Michela Murgia

Tre ciotole” è l’ultimo libro di Michela Murgia (Mondadori 2023). Questa grande scrittrice ci lascia prematuramente. La malattia, purtroppo, non le darà scampo; la porterà via il 10 agosto 2023 a soli 51 anni. Proprio qualche settimana prima di morire, durante un’intervista pubblica in cui aveva mostrato una grande serenità, aveva dichiarato la sua malattia: tumore al quarto stadio con metastasi alle ossa, ai polmoni e al cervello.

Lei ha una nuova formazione di cellule sul rene”… inizia così il romanzo; fermo, diretto, senza giri di parole. È l’oncologo che parla alla prima protagonista. Sono i colloqui della malattia, del dolore, delle speranze cariche di paure. La donna vuole capire. In cosa ha sbagliato per meritare il cancro? Non c’è nulla di sbagliato. Tutto dipende dalla complessità del corpo. Le suona strano pensare di combattere, con farmaci e terapie, una parte disorientata del suo corpo. Sarebbe come fare guerra a sé stessa.

Era stata lasciata dall’uomo che amava. I successivi vomiti che arrivavano sembravano una sorta di elaborazione della relazione finita. Lo odiava. Intanto perdeva peso, non mangiava e quasi le piaceva vomitare… una sorta di graduale, puntuale, ricorrente liberazione.

Aveva comprato tre ciotole per cercare di gestire una rinnovata quanto improbabile alimentazione. Nel romanzo le ciotole sono simboliche. Rappresentano un nuovo rapporto con il cibo di fronte alla terribile malattia. È una sorta di nuovo cammino per riscoprire come nutrirsi quando il cibo appariva come qualcosa di impossibile. È proprio il cambiamento imposto dalla malattia a sviluppare nuovi rituali, guarigioni interiori che rincorrono la vita. Soffriva anche lui, però, anche se era andato via di sua iniziativa. Faticava a frequentare i luoghi noti. Voleva riconquistare un “Vivere” che, come in una guerra, aveva imposto la perdita di territori strategici.

Il romanzo mette insieme dodici storie; alcune si intrecciano. È una narrazione corale. “Rituali per un anno di crisi”, il sottotitolo che pone il cambiamento quale elemento comune ai vari racconti. I protagonisti sono chiamati a compiere una trasformazione radicale; un modo per vivere e sopravvivere al destino. Michela Murgia è un fiume in piena. La sua scrittura è tagliente, decisa, carica di emozioni e sentimenti. Entra e scava nell’animo dei vari attori. Li pone fragili, veri, indifesi di fronte alla sorte. Li rende belli, desiderabili agli occhi dell’attento lettore.

Poi ci sono le storie di adolescenti, osservate dagli occhi sensibili di un docente accorto e silenzioso. In classe ci sono due ragazze unite da un legame inscindibile. È quasi un patto di sangue per la vita… tagli sui polsi in una sorte di dannazione e redenzione. È un rapporto reso forte tra dominio e sottomissione. Il professore sa e deve relazionarsi con i genitori delle ragazze. Presto sarà padre grazie all’amica di sempre. Si è offerta per un percorso di gravidanza surrogata anche se odia i bambini. Renderà felici altri genitori. La vita appare ingiusta: lei può generare ma non è interessata ad essere madre; loro vorrebbero ma non riescono. Sarà madre di un bambino non suo; un utero in affitto per un’eterna e potente amicizia.

Michela Murgia accarezza le storie e propone personaggi che inseguono nuovi destini emotivi. Sono vite che si avvitano in un turbinio di sentimenti per spingersi lungo i sentieri delle trasformazioni che l’esistenza, spesso, impone. Sullo sfondo della narrazione c’è il virus e poi la pandemia, l’isolamento, i volti nascosti dietro le mascherine. Sono volti anonimi, non riconosciuti, quasi dimenticati; come quello dell’oncologo che segue le sorti della prima protagonista e si barcamena tra ospedale e famiglia dribblando il covid.

E poi c’è il colonnello… uomo forte, autorevole, concreto. È costretto a vivere il difficile dramma di suo figlio e la debolezza emotiva di sua moglie. Indossa una divisa che può far paura durante la pandemia anche se chi decide sbaglia sempre più di chi non ha questo onere.

Delicata e commovente è la storia della donna che si sente viva solo grazie a un cartone che raffigura un suo idolo. Lo tiene nascosto nell’armadio. Spesso ci parla. È così che supera una solitudine sospesa tra un marito assente e un figlio, ormai grande, desideroso di libertà.

La scrittura di Michela Murgia non può non catturare il lettore. Lo tira dentro insieme ai protagonisti. Questo legame si fa ancora più forte laddove le singole storie proposte si ricollegano alle altre in una sorta di filo di Arianna che unisce per ritrovare la strada verso nuove forme di esistenza. Una scrittura forte e profonda che diventa vita che si rigenera e rinnova. Una sublime testimonianza per sbugiardare anche la morte.

Michela Murgia è nata in provincia di Oristano nel 1972. Nel 2006 l’esordio come scrittrice con “Il mondo deve sapere”. Le sue opere sono state tradotte in più di trenta paesi. Ricordiamo “Accabadora” (Premio Campiello 2010), “Ave Mary” (2011), “Chirù” (2015), “Istruzioni per diventare fascisti” (2018), “Stai zitta” (2021), “God save the Queer, Catechismo femminista (2022). È stata anche attivista, drammaturga, opinionista e critica letteraria. Michela Murgia è deceduta a Roma il 10 agosto 2023 a soli 51 anni. “Tre ciotole” è il suo ultimo romanzo pubblicato proprio nel 2023.

Titolo: Tre ciotole
Autrice: Michela Murgia
Editore: Mondadori
Pubblicazione: 2023
Pag.: 136
Costo: euro 18,00      

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