a cura di Sonia Etere
Quando ho conosciuto mio marito avevo 18 anni, ascoltavamo le cassette in macchina, amava De Andrè, Guccini, Gli Stadio, Dalla. Mi insegnava a riconoscere gli strumenti musicali ascoltando una canzone: mi piaceva, era un mondo a cui mi affacciavo non solo con le emozioni, ma cercando di capirlo, di ascoltarlo meglio. Quando ascoltai per la prima volta La guerra di Piero di De Andrè, non ci furono commenti, solo ascolto, piansi le mie lacrime di dolore, di dolcezza, d’ingiustizia, di condivisione per una giovinezza attonita, meravigliata e spezzata. Inutilmente.
La voce cullava le parole, l’abbandono, la paura, il dolore, la solitudine, l’incontro di due ragazzi con gli stessi pensieri, ma con divise diverse e cullava il sole di primavera impotente e triste che non può far altro che far nascere mille papaveri rossi a proteggere un sogno, un desiderio, un progetto e quei giovani anni fermati, bloccati, uccisi, inutilmente.
Lungo le sponde del mio torrente, voglio che scendano i lucci argentati, non più cadaveri dei soldati portati in braccio dalla corrente. Così dicevi ed era l’inverno, e come gli altri verso l’inferno te ne vai triste come chi deve, il vento ti sputa in faccia la neve.
E mentre marciavi con l’anima in spalla, vedesti un uomo in fondo alla valle che aveva il tuo stesso identico umore, ma la divisa di un altro colore.
Piero si arresta, non vuole uccidere, non vuole vedere gli occhi di un uomo che muore.
E mentre gli usi questa premura, quello si volta, ti vede ha paura, ed imbracciata l’artiglieria non ti ricambia la cortesia. Cadesti a terra senza un lamento, e ti accorgesti in un solo momento che il tempo non ti sarebbe bastato a chiedere perdono per ogni peccato […]
Ninetta mia crepare di maggio ci vuole tanto troppo coraggio
La guerra di Piero è un racconto, una poesia, è musica, c’è una voce che narra e ci sono i pensieri di Piero che lo rendono ben visibile a chi ascolta, umano, ragazzo, conosciuto, indimenticabile.
Non importa sapere il posto, né qual’é la divisa di Piero.
Piero è uno di noi che combatte una guerra che non vuole, che porta con sè la paura e il coraggio e i sogni di tutti noi.
Quando penso a questa canzone ho ancora gli stessi brividi di allora e la stessa commozione. Ritrovai questa canzone tra le pagine del mio libro di letteratura alle superiori la studiammo come una poesia eppure già prima di allora La guerra di Piero era nel mio cuore e c’è restata negli anni ed è nel cuore di ogni ragazzo di oggi che la conosce. Ascoltandola non sei più come prima, resti attonito, ti interroghi su ciò che sei, su ciò che eri, su ciò che vuoi essere, su ciò che puoi diventare.
Sono passati tanti anni da quella ragazza di 18 anni e da tanti anni vivo la mia vita insieme a quel ragazzo che m’insegnava a riconoscere gli strumenti dentro le canzoni, dentro la musica, ed anche nei nostri duri momenti di fatica, ritornare alle ore passate ad ascoltare musica a riflettere sulle parole e a scambiarci emozioni, mi ha aiutata a ritrovare nell’uomo accanto a me quel ragazzo che amava i cantautori, e si emozionava insieme a me.
I bei momenti sono una ricchezza, i cattivi momenti sono una forza.
La guerra di Piero voce, chitarra, basso.
1 Comments
Quando ho conosciuto questa canzone avevo 12-13 anni. Pensai immediatamente alla storia che mia madre mi aveva raccontato di suo padre.
Mio nonno, trovatosi al fronte, di fronte al nemico, fucile in mano: “Io ho la famiglia a casa che mi aspetta. Anche tu, forse. Io non ti sparo”. Non so come fecero a capirsi, forse fu un linguaggio di gesti, mezze parole o sguardi.
Mio nonno tornò a casa e, probabilmente anche il suo nemico.
Questa è La guerra di Francesco… grazie alla quale io oggi esisto.